Federico Nardi-Trentuno lune in un grido
Federico Nardi-Trentuno lune in un grido
Federico Nardi-Trentuno lune in un grido

Federico Nardi è un poeta e uno scrittore di Martinsicuro, un paesino abruzzese, nonché un collezionista d’arte molto attento! Con immenso piacere “postiamo” il libro di poesie dedicato alla luna con trentuno componimenti in versi dal gusto incantevole. La prima cosa che colpisce sfogliandolo è uno scritto a penna, segno di una nostalgia recondita della “scrittura” dove il muoversi della mano è già di per se un “agire lirico”, un modo per orchestrare le proprie trepidazioni e tramutarle in parole che richiamino intimi sentimenti. Una dedicatoria, lo scritto, a coloro che condividono, forse in forme espressive diverse, le stesse considerazioni, le stesse inclinazioni alla ammirazione dell’universo e della natura che ci circonda. E colpisce, in questa enumerazione riguardosa propria di chi si avvicina al mondo e all’espressività poetica con umiltà e senso della misura, una dedica: “Agli artisti che si danno senza svendersi”. In questo nostro secolo, difatti, si è svalutato di tutto: la coscienza, il pensiero, la natura, la morale, l’arte, l’amicizia, la solidarietà, i sentimenti… Tutte realtà che unitamente danno vita alla “poeticità” dell’esistenza. Si è preferito preconfezionare l’ispirazione, la “creatività”, pur di arrivare alla popolarità. Si è preferito impoverirsi nello spirito pur di essere una personalità e atteggiarsi a giganti dell’umanità. Si è preferito e si preferisce un’apparenza transitoria senza soffermarsi sui particolari, le gioie e le fragranze della vita. In questa silloge, le parole, dal verso libero e dalla disposizione grafica non uniforme e tradizionale sulla pagina, come le note di uno spartito, trasmettono, insieme al significato, un moto e una liricità che diviene partecipazione . La luna ci appare, in queste poesie, un’ombra di notte che segue silenziosa i pensieri della gente. Un’ombra arcaica, a volte triste altre abbagliante partecipe dei segreti della notte. Divulgatrice di riflessioni intime, capace di appassionare chi la scruta silenzioso nel buio delle tenebre. Una luna stanca, martoriata e smembrata dai riflessi delle crudeltà sottostanti. Seduttrice, assente e desiderosa. Irrequieta e lunatica. Una luna danzante tra le stelle splendenti. Confidente di sentimenti e di emozioni, interlocutrice di persone. A volte sorge mancante, inconfidente e nascosta. Ispiratrice di affetto e di passioni. Fuggevole tra le nuvole biancastre. Una luna dai mille aspetti: mesta, beffarda, dissimulatrice, capricciosa. Una luna che diventa custode dei desideri dell’uomo. Dopo la lettura di queste poesie è inevitabile soffermarsi a riflettere e ammirare la luna con i suoi segreti. Non si può non sollevare gli occhi alla volta celeste e fantasticare, o continuare a sognare, e lasciarsi rischiarare da uno splendore lontano. Diventa difficile non lasciarsi trasportare in riflessi infiniti. La silloge si chiude con il “Grido”, anticipata nella pagina precedente dall’Urlo di Edvard Munch 1893, in cui l’Autore, come l’Artista norvegese, grida forte la propria angoscia e il proprio sdegno contro l’insensibilità di molti che lasciano morire piano piano la bellezza e la diversità della Natura ed insieme ad essa la propria coscienza, sacrificata in nome del consumismo e dell’egoismo .

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